Occasioni di apprendimento

Anche se il timore avrà sempre più argomenti,

tu scegli la speranza.

Seneca

 

21 febbraio 2020, ore 7, leggo la notizia del primo caso di Covid-19 a Codogno. Fino a quel momento ne avevamo sentito parlare solo nei notiziari, ma era lontano da qui e sembrava, ci dicevano, quasi impossibile potesse arrivare a noi…

Ore 14, la scuola chiama, i bambini sarebbe preferibile andare a prenderli prima e da lì la percezione che qualcosa sta davvero cambiando, che ci sta toccando da vicino.

E poi la Zona Rossa, Codogno che diventa la città più “trafficata” d’Italia, la città in cui tutti sono passati e sono stati contagiati. Per le strade un silenzio surreale, solo il suono delle ambulanze, incessante, e la paura che ci investe a ondate in questo spazio circoscritto, una barriera invisibile che sembra possa contenere il contagio.

Tutti abbiamo capito che non sarebbe stato così, il virus si propaga e presto non c’è più una Zona Rossa, c’è il tentativo di creare una zona Arancione ma ben presto ci si rende conto che tutta Italia è zona Rossa, il virus è ovunque…

A chi mi chiede di descrivere la situazione, rispondo che la sensazione è quella che la vita sia stata messa in pausa e, quando si premerà nuovamente il tasto play nulla sarà più come prima; non vuole essere una visione catastrofica la mia, semplicemente credo sia giusto fare i conti con la realtà. Penso che nessuno di noi possa dire di non essere stato toccato da questa pandemia, alcuni in modo più lieve, per altri l’impatto è stato maggiore, a volte devastante.

Ognuno di noi ha dovuto modificare il proprio modo di vivere, la propria routine; ognuno di noi da dovuto sperimentare modi diversi di vivere, lavorare, studiare, socializzare.

All’inizio è stato strano e a tratti difficile, penso ad esempio al fatto che dal primo giorno della chiusura ho dovuto sospendere i colloqui in studio per passare a piattaforme online; chi mi conosce sa bene che nella stanza dove ricevo non è presente nemmeno una scrivania perché non amo le barriere, la persona che mi si siede di fronte voglio abbia la percezione che siamo lì insieme ad affrontare il dolore, che il loro dolore non mi spaventa. È stato strano all’inizio avere questa barriera dello schermo e della distanza fisica ma era l’unica modalità che avevo per supportare chi mi chiedeva aiuto e così ho imparato e sviluppato un’abilità nuova.

Da domani si torna in studio, anche qui con una modalità diversa, maggiore distanza, guanti e mascherine; è ora di tornare per aiutare tutte quelle persone che non hanno avuto in questi mesi la possibilità di effettuare colloqui online per i più svariati motivi. Imparerò anche qui un nuovo modo di lavorare, anche se con questi dispositivi la comunicazione non sarà facile…

Ho nominato spesso il termine apprendimento perché è fondamentale, quando ci capita qualcosa che ci travolge, che non possiamo gestire, che scombina i nostri equilibri, trovare il modo di imparare qualcosa di costruttivo, di trovare un nuovo equilibrio, più funzionale a quello che ci sta accadendo intorno.

Attenzione però a pensare che basti una tragedia come questa per cambiare le persone, non è un processo automatico, deve esserci intenzione, consapevolezza e dobbiamo scegliere come trasformare il dolore e non lasciarci travolgere da esso.

Mentre scrivo queste parole penso che domani uscirò dalla mia zona di comfort rappresentata dalla mia casa in cui mi sono sentita protetta in questi mesi, non so cosa mi aspetterà fuori da qui, tante cose so che sono cambiate, altre le scoprirò e sono certa che alcune non mi piaceranno.

In questi mesi ho letto spesso le parole “andrà tutto bene”. Non è andato tutto bene, i numeri che identificano le perdite di vite umane continuano a salire seppur più lentamente ora.

Questi numeri rappresentano vite, vite che hanno spesso vissuto quasi un secolo di storia; le restrizioni hanno tolto a queste persone la possibilità di morire circondati dall’affetto delle persone che li amavano, di un degno saluto da parte dei loro cari, non ci è stata data la possibilità nemmeno di vederli un’ultima volta, nemmeno un’ultima carezza e tutto ciò ha interrotto e modificato il processo di elaborazione del lutto privandolo della ritualità connessa.

A loro dedico questo scritto, in particolare a mia nonna Maria che come loro se n’è andata in punta di piedi.

E ai bambini, i grandi dimenticati da tutti i decreti.

4 risposte a "Occasioni di apprendimento"

  1. Acquisire consapevolezza penso sia una grande prova di cambiamento personale e sociale.
    Tutto vero ….l augurio è di continuare ad imparare nella quotidianità

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