Disturbi dell’alimentazione

I Disturbi dell’alimentazione sono caratterizzati dalla presenza di grossolane alterazioni del comportamento alimentare.

È presente quando una persona presenta gravi disordini nel comportamento alimentare, come un’estrema riduzione del cibo che consuma o un’alimentazione eccessiva, o sensazioni di forte stress o preoccupazioni per il peso o la forma.

Una persona con un disturbo alimentare potrebbe avere iniziato semplicemente mangiando una quantità di cibo inferiore o superiore rispetto al solito, ma a un certo punto, l’impulso a mangiare di meno o di più aumenta senza controllo.

I disturbi del comportamento alimentare possono essere riconosciuti da uno schema persistente di alimentazione non sana o da un comportamento alimentare che può causare problemi di salute e/o disagio emotivo e sociale.

I disturbi del comportamento alimentare sono complessi e sono influenzati sia da fattori genetici che ambientali (per es., la spinta alla magrezza, traumi, etc.);  non sono semplicemente causati dai valori di magrezza della cultura occidentale, anche se questi fattori sono presenti.

Chiunque potrebbe soffrirne. I disturbi alimentari non discriminano per sesso, età o origine etnica, possono essere riscontrati in entrambi i sessi, in tutti i gruppi di età, e in una grande varietà di ambienti etnici e culturali in tutto il mondo.

I disturbi del comportamento alimentare compaiono con la maggiore frequenza durante l’adolescenza o la prima età adulta, ma possono anche svilupparsi durante l’infanzia o nella tarda età adulta. Le donne e le ragazze hanno maggiori probabilità dei maschi di sviluppare un disturbo alimentare, ma anche i ragazzi e gli uomini possono presentare qualsiasi tipo di disturbo alimentare.

 

ANORESSIA NERVOSA

L’Anoressia Nervosa si manifesta con rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale, intenso timore di acquistare peso, presenza di una alterazione dell’immagine corporea per ciò che riguarda forma e dimensioni corporee; quando l’Anoressia Nervosa si manifesta nella fanciullezza o nella prima adolescenza, può esserci incapacità di raggiungere il peso previsto (es. durante il periodo della crescita in altezza) piuttosto che perdita di peso. Per capire quale è il peso atteso in base all’altezza, è possibile fare riferimento all’Indice di Massa Corporea (Body Mass Index, BMI, calcolato come rapporto tra peso in chilogrammi e quadrato dell’altezza espressa in metri), ponendo come limite minimo un BMI minore od uguale a 17,5 Kg/m². Questi valori vengono forniti in modo indicativo per il clinico poiché non è possibile determinare un peso minimo adeguato standard applicabile a tutti i soggetti di pari età ed altezza.

La perdita di peso è primariamente ottenuta tramite la riduzione della quantità totale di cibo assunta. Sebbene la restrizione calorica possa essere inizialmente limitata all’esclusione di cibi considerati ipercalorici, nella maggior parte dei casi questi soggetti finiscono per avere una alimentazione rigidamente limitata a poche categorie di cibi. In aggiunta possono essere messe in atto condotte di eliminazione (es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi e diuretici) o la pratica eccessiva di attività fisica, allo scopo di perdere peso.

L’intensa paura di “diventare grassi” non è solitamente mitigata dal decremento ponderale anzi, in molti casi la preoccupazione per il peso corporeo aumenta parallelamente alla perdita reale di peso.

La percezione ed il valore attribuiti all’aspetto fisico ed al peso corporeo risultano distorti; alcune persone si sentono grasse in riferimento alla totalità del loro corpo, altre pur ammettendo la propria magrezza, percepiscono come “troppo grasse” alcune parti del corpo, in genere l’addome, i glutei, le cosce e possono adottare le tecniche più disparate per valutare dimensioni e peso corporei, come pesarsi di continuo, misurarsi ossessivamente con il metro, o controllare allo specchio le parti percepite come “grasse”.

Nei soggetti con questo disturbo i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo; la perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista ed un segno di ferrea autodisciplina mentre l’incremento ponderale viene vissuto come una inaccettabile perdita delle capacità di controllo.

Sebbene alcuni possano rendersi conto della propria magrezza, tipicamente i soggetti con questo disturbo negano le gravi conseguenze sul piano della salute fisica del loro stato di emaciazione.

Nei soggetti di sesso femminile può comparire amenorrea che è la spia di una disfunzione endocrina mentre in epoca pre-puberale, il disturbo può condurre ad un ritardo della comparsa del menarca.

 

BULIMIA NERVOSA

La Bulimia Nervosa è caratterizzata dalla presenza di abbuffate e di inappropriati metodi compensatori per prevenire il conseguente aumento di peso; i livelli di autostima sono eccessivamente condizionati dalla forma e dal peso corporeo.

Una abbuffata, o crisi bulimica, è definita come l’ingestione in un determinato periodo di tempo (in genere due ore) di una quantità di cibo più grande rispetto a quanto la maggioranza degli individui assumerebbe in circostanze simili; occorre valutare il contesto in cui l’episodio avviene infatti ciò che è considerato una quantità eccessiva per un pasto in un giorno comune, può essere normale durante una ricorrenza o una festività.

Il tipo di cibo assunto durante l’abbuffata generalmente comprende cibi dolci e ipercalorici, come gelato o torte.

I soggetti con Bulimia Nervosa tipicamente si vergognano delle loro abitudini alimentari patologiche e cercano di nasconderle infatti le crisi bulimiche avvengono in solitudine e sono solitamente caratterizzate dalla rapidità dell’ingestione del cibo; l’abbuffata spesso continua finché l’individuo non si sente “così pieno da star male” ed è preceduta da stati di umore disforico, condizioni interpersonali di stress, intensa fame a seguito di una restrizione dietetica, oppure da sentimenti di insoddisfazione relativi al peso, la forma del corpo o il cibo. Durante l’abbuffata vi può essere una transitoria riduzione della disforia, ma spesso fanno seguito umore depresso e spietata autocritica.

Una crisi bulimica è spesso accompagnata da sensazione di perdere il controllo.

Un’altra caratteristica della Bulimia Nervosa è il frequente ricorso a inappropriati comportamenti compensatori per prevenire l’incremento ponderale; tali comportamenti sono tesi a neutralizzare gli effetti dell’abbuffata e comprendono autoinduzione del vomito, uso inappropriato di lassativi e diuretici, digiuno nei giorni successivi o esercizio fisico eccessivo.

Gli individui con Bulimia Nervosa pongono un’eccessiva enfasi sulla forma e sul peso del corpo per la valutazione di sé e questi fattori condizionano decisamente i livelli di autostima.

 

BINGE-EATING DISORDER

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è un disturbo alimentare spesso correlato a sovrappeso e obesità anche se può presentarsi in soggetti normopeso.

La differenza essenziale tra il Disturbo da Alimentazione Incontrollata e la Bulimia è la mancanza, nel primo caso, di contromisure dopo le abbuffate infatti non vi sono comportamenti di compensazione come l’eccessivo esercizio fisico, il digiuno o il vomito.Di seguito le principali caratteristiche di questo disturbo:

  • Frequenti attacchi di fame vorace, che porta a consumare grandi quantità di cibo in un periodo di tempo relativamente breve; questi attacchi di fame sono percepiti dalla persona come compulsivi e non controllabili; in seguito la loro sicurezza di sé, già danneggiata, viene tormentata da senso di colpa, depressione e autoaccusa.
  • Comportamento alimentare disturbato tra un’abbuffata e l’altra
  • Pasti irregolari
  • Iniziare e smettere frequentemente diete
  • Scarsa consapevolezza del senso di fame e del senso di sazietà
  • Poco movimento fisico e poca attività sportiva
  • Preferenza per interessi sedentari nel tempo libero come la televisione e i giochi al computer
  • Repressione delle emozioni (noia, rabbia, tristezza, felicità)

Le conseguenze fisiche dannose in caso di obesità (BMI>30) comprendono disturbi cardiaci e circolatori (alta pressione sanguigna, ictus, attacchi cardiaci), dolori articolari, lesioni alla colonna vertebrale, diabete mellito.

Le conseguenze psicologiche comprendono rassegnazione, mancanza di energia, depressione, odio per il proprio corpo, evitamento degli specchi, problemi nel definire i propri limiti. Inoltre, possono essere coinvolti anche abuso di alcool, attacchi d’ansia, odio per se stessi, e pulizia e lavaggi compulsivi.

 

ORTORESSIA

Il termine Ortoressia deriva dal greco Orthos (giusto) e Orexis (appetito) e indica l’ossessione psicologica per il mangiare sano. L’ortoressico è infatti controllato da un vero e proprio fanatismo alimentare, un complesso di superiorità basato sul cibo che lo porta a disprezzare chi non mangia sano.

L’Ortoressia si caratterizza per la presenza di ruminazione ossessiva sul cibo; la persona può trascorrere più di 3-4 ore al giorno a pensare a quali cibi scegliere, a come prepararli e consumarli, pretendendo solo ciò che fa stare bene, che può non corrispondere a ciò che piace realmente. Vengono solitamente messi in atto comportamenti ossessivi riguardanti la selezione, la ricerca, la preparazione ed il consumo degli alimenti.

E’ inoltre presente insoddisfazione affettiva e isolamento sociale causati dalla persistente preoccupazione legata al mantenimento di tali rigide regole alimentari autoimposte; una deviazione anche solo minima da esse provoca una serie di conseguenze emotive a cascata, quali colpa, rabbia e umore depresso, fino a somatizzazioni di disturbi fisici (indigestioni, nausea, vomito). A loro volta, i sensi colpa portano all’ulteriore irrigidimento delle regole alimentari, in un circolo vizioso, segnato da ansia sempre più crescente. Viceversa, dopo aver rispettato le regole alimentari, si provano generalmente sentimenti di soddisfazione e accresciuta autostima, collegati a un senso di controllo sulla propria vita.

L’isolamento sociale è spesso l’esito di una scelta di vita che non può essere condivisa da chi non ha le stesse abitudini, il che giustifica l’evitamento dei momenti di socialità, spesso basati sulla condivisione di cibo, come un semplice aperitivo o una pausa caffè (durante i quali limitarsi eventualmente a consumare quasi esclusivamente acqua).

L’attenzione alla qualità del cibo prevale sui valori morali e sulle relazioni sociali, lavorative e affettive, minando il funzionamento globale e il benessere dell’individuo.

Oltre che sul benessere emotivo e sociale, le conseguenze dell’Ortoressia si fanno evidenti sul benessere del corpo: squilibri elettrolitici, avitaminosi, osteoporosi, atrofie muscolari, tutti problemi che possono richiedere talvolta interventi di ospedalizzazione o configurarsi come condizioni irreversibili.

L’ossessione nei confronti del cibo non di rado si associa anche ad altre forme maniacali come l’ossessione per l’esercizio fisico, per la pulizia, per massaggi e cure estetiche e spesso anche alla fobia dei farmaci. Non è di raro infatti che dietro l’Ortoressia si nasconda la fobia delle malattie, delle contaminazioni e dell’invecchiamento, da cui scatta la mania di voler rendere il corpo resistente agli attacchi infettivi o al trascorrere del tempo, proprio attraverso un’alimentazione impeccabile.

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